Calcestruzzo o cemento armato?
Quale è il termine corretto

Fagiolari S.r.l.

Siamo abituati a utilizzare solitamente il termine “cemento armato”, in realtà il termine corretto dovrebbe essere “calcestruzzo armato”. Questo perché il cemento si forma miscelando una polvere di silicato di calcio e gesso all’acqua, aggiungendo a questo composto del materiale aggregato di varie dimensioni si ottiene invece il calcestruzzo. Aggiungendo anche ferro si ottiene il calcestruzzo armato.

Ma vediamo la sua storia più nel dettaglio.
Andando indietro nei secoli possiamo sicuramente notare che l’idea di aggiungere il ferro in abbinamento ad altri materiali resistenti alla compressione come ad esempio la pietra, si trova già nel XVII e XVIII secolo in Francia (il colonnato Est del Louvre è stato realizzato con questa tecnica). Questa idea però ha trovato la sua massima realizzazione quando, invece del ferro, è stato inserito l’acciaio. Questo principio viene ampiamente descritto e sperimentato alla fine del XVIII secolo da molti costruttori. Nel 1847 Coignet progetta la prima copertura in cemento gettato in casseforme e armato con ferri profilati e, lo stesso anno, J.L.Lambot, progetta invece un’imbarcazione con uno scafo realizzato con il getto di un sottile involucro di calcestruzzo su una maglia di ferri piatti. Lo scafo sarà poi un’attrazione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1855.
Con l’avvento dell’impiego industriale il calcestruzzo armato diventa quasi una prassi e si sviluppa soprattutto grazie all’impiego di ferri a U che, disposti a collegare le armature tese con il calcestruzzo compresso, avevano la funzione di vere e proprie staffe per assorbire gli sforzi taglianti.

Con l’avvento dell’era moderna la qualità del calcestruzzo armato è salita notevolmente, una vera e propria rivoluzione si è avuta con il passaggio dal calcestruzzo a dosaggio a quello a resistenza. Oggi si parla invece di calcestruzzo a prestazione dove viene garantita la durabilità e la lavorabilità. Il progettista oggi deve indicare quindi la classe di resistenza, di esposizione e di consistenza oltre alla dimensione nominale massima dell’inerte.

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